Storia della SAT
Nasce la SAT: Excelsior!
La Società degli Alpinisti Tridentini (SAT) venne fondata a Madonna di Campiglio il 2 settembre 1872 con il nome di Società Alpina del Trentino. I soci fondatori intendevano promuovere la conoscenza delle montagne trentine, lo sviluppo turistico delle vallate e “l’italianità‘” del Trentino. I mezzi per perseguire tali scopi erano: la costruzione di rifugi, la realizzazione di sentieri, i finanziamenti agli albergatori, l’organizzazione delle guide alpine, l’ascensione di cime e la pubblicazione di scritti geografici e alpinistici. Primo presidente fu Prospero Marchetti, vice-presidente Nepomuceno Bolognini. Venne assunta quale motto sociale una poesia dell’americano Henry Wadsworth Longfellow: Excelsior!
Storia della nostra sezione
L'otto febbraio 1932, il Colonnello Italo Marchetti fonda ad Arco la prima sezione della Sat (la sua prima iscrizione risaliva al 1921) e ne diventa presidente.
Italo Marchetti
UN GRANDE SATINO CI HA LASCIATI, ITALO MARCHETTI
Il 25 di febbraio 1999 all'età di 94 anni ci ha lasciati il nostro presidente onorario e socio benemerito Italo Marchetti. Era nato infatti ad Arco il 17 giugno del 1905, era nipote del fondatore e primo presidente della Sat Prospero Marchetti. Inevitabile quindi che la passione per la montagna e l'alpinismo prendessero piede in lui fin da giovanissimo. A 15 anni saliva il Viòz, il Cevedale, lo Stelvio; alpinisticamente si formò alla scuola della guida Dalla Giacoma e con l'amico Tita Piaz, che gli fecero conoscere a mano a mano quel mistero di voci che parlano all'anima e che la montagna svela solamente a pochi. Cosi il suo tempo libero era dedicato a ricercare questo colloquio con le vette del Trentino, dell'Ampezzano, del Friuli, della Carnia. Dalla sua città di Arco, spinge però il suo sguardo verso i profili amici e sono questi che gli impongono di realizzare il proprio sogno.
Così sulla vetta del Monte Stivo il rifugio Prospero Marchetti viene costruito nel 1906 dalla Sat su progetto e sotto la direzione di suo padre ing. Carlo, danneggiato durante la guerra del 15-18 e rimasto abbandonato ed inabitabile per lunghi anni, è gradualmente rimesso in efficienza grazie al suo costante interessamento e festosamente inaugurato nel 1932. Lassù attirato da un vero affetto, durante la primavera e l'estate di quello stesso anno salirà per ben 38 volte. A questa sua creatura che ama doppiamente perché legata al ricordo di un suo caro, dedica ogni sforzo anche finanziario per renderlo sempre più acco gliente e sereno. Lassù lo seguono tutti gli alpinisti che amano godere l'incomparabile panorama che la cima dello Stivo regala. Aveva saputo guardare e capire che sul quel sentiero, il cui tracciato costò dei duri calli anche sulle sue stesse mani, con gli anni avrebbe visto passare infinite file d’alpinisti innamorati come lui di quell'incanto.
Sempre in quell'anno, il 1932, fonda ad Arco la prima sezione della Sat (la sua prima iscrizione risaliva al 1921) e n’è eletto presidente, carica che manterrà per lunghi anni con la sola parentesi della Guerra; fino alla fine n’è stato Presidente onorario e in più occasioni ha ricoperto l'incarico di Consigliere centrale della Sat. Alla sua sezione qualche anno fa aveva donato la bellissima sede di via S. Anna proprio nel palazzo Marchetti. Fonda anche lo Sci Club Sat che guiderà fino alla partenza per la guerra e poi ricostituirà nel 1947. Nel 1932, considerando che la salita al rifugio dello Stivo, partendo da Arco, richiedeva cinque ore di cammino, pensò di creare a metà strada, fra le verdi pinete del Monte Velo, un altro rifugio; con il suo immancabile e contagioso entusiasmo predispose tutti i lavori e dopo aver acquistato personalmente una baracca presso il cantiere della centrale di Fies, trasportò il tutto sul Monte Velo con l'aiuto di una salmeria alpina di ben 94 muli del battaglione "Edolo". Tra le pinete che dominano la Valle del Sarca, egli realizzò così un altro dei suoi sogni, la "Capanna dell'Alpino", che nel secondo dopo guerra diventerà un attrezzato rifugio. A questi due rifugi, alla loro manutenzione ed efficienza provvide sia manualmente sia finanziariamente, circondato dall'entusiasmo di quanti riconoscevano in lui l'interprete attivo del vero e sincero attaccamento alla montagna.
I satini e gli alpini sono stati la sua gran famiglia. Diventato ufficiale degli Alpini nel 1926, durante il conflitto mondiale è mandato in Africa Orientale dove comanda una compagnia del 280° Battaglione Coloniale e successivamente il 188° Battaglione. Per due volte è ferito in combattimento e quando il suo battaglione si arrese al nemico, ebbe da questi l'onore delle armi. Insignito della Medaglia d'argento e della Croce di guerra al Valor militare, invalido di guerra, si congedò con il grado di tenente colonnello degli alpini nel Ruolo d'Onore. Iscritto all'Ana dal 1927 nel 1930, aveva fondato anche la Sezione di Arco di cui fu il capogruppo per moltissimi anni ed è stato collaboratore di tutti i presidenti della Sezione di Trento, oltre che Consigliere mandamentale.
Quando nel 1947 ritornò nella sua Arco dopo una lunga prigionia, trovò il rifugio dello Stivo distrutto e quello del Velo ridotto ad una stalla. Gli anni del fronte e del campo di prigionia non avevano pero spento in lui l'amore per la montagna. Con tenacia e testardaggine da montanaro si mise al lavoro per la loro ricostruzione, con gran sacrificio pur di placare l'ansia del rivedere rinascere i suoi rifugi dalle rovine. Così nel 1952 gli alpinisti poterono trovare ai 1000 metri del Monte Velo e ai 2000 dello Stivo due rifugi tornati accoglienti. L’impegno intanto proseguiva anche nella vita civile della sua Arco con l’incarico di consigliere comunale e assessore alle finanze del Comune e in Africa: in Etiopia, a Lekemti, aveva infatti impiantato un Distretto cotoniero trasformando 8000 ettari di boscaglia incolta in fiorenti coltivazioni di cotone, costruendovi magazzini, officine, abitazioni, un intero villaggio. Fino all'ultimo ha riversato energie e passione nell'Azienda agricola di famiglia. Nel 1989 a pochi metri dal rifugio dello Stivo, sulla cima, è stato inaugurato un punto panoramico che Italo Marchetti ha voluto e fatto costruire e che è stato a lui intitolato. Nel 1991 il Consiglio centrale della Sat, come segno di riconoscenza per la costanza del suo impegno e per l'attaccamento disinteressato ripetutamente dimostrato, lo ha insignito della massima onorificenza satina.
Un'attenzione particolare Italo Marchetti l'ha sempre rivolta ai più giovani, sostenendo in più occasioni le attività del Gruppo d’Alpinismo Giovanile della Sat di Arco, prendendo parte con entusiasmo e sostenendo in maniera tangibile diverse edizioni del "Gioc-Alp. Arco". Aveva in mente anche un progetto preciso per i giovani della Sat, riconvertire per le attività d’Alpinismo Giovanile la struttura della "Capanna dell'Alpino" sul Monte Velo. Alla fine lo avrebbe sicuramente fatto. Invece ci ha lasciato, ma il ricordo della sua inesauribile disponibilità, di questa costante presenza accanto alla Sezione negli anni rimane incancellabile, un esempio e un’eredità per tutti quanti hanno avuto la fortuna di conoscere Italo Marchetti.